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Uno studio che raffronta Teclistamab in monoterapia con Pomalidomide+Bortezomib+Desametasone o Carfilzomib+Desametasone in partecipanti ricaduti o resistenti al Mieloma Multiplo ( MajesTEC-9)

CODICE STUDIO

NCT05572515

TIPOLOGIA

Ricaduti

NOME SPONSOR

Janssen Research & Development, LLC

DESCRIZIONE

Questo studio viene proposto a pazienti con Mieloma Multiplo che abbiano una malattia che abbia già ricevuto da un minimo di uno ad un massimo di tre diversi tipi di trattamento. E’ necessario che i partecipanti siano già stati trattati con un farmaco chiamato Lenalidiomide ed abbiano ricevuto un anticorpo specifico per il bersaglio CD38 (Daratumumab o Isatuximab). Una volta verificato che il candidato possa accedere al protocollo, viene effettuata un’assegnazione casuale a due possibili tipi di trattamento. Da un lato è prevista la terapia con un farmaco fortemente innovativo, chiamato Teclistamab. L’altra possibilità prevede che l’ematologo del paziente scelga uno dei due trattamenti seguenti, che sono ritenuti ottimali per la gestione della malattia in questa fase e che sono disponibili nella pratica clinica comune: 1) la combinazione di Pomalidomide con Bortezomib e Desametasone; 2) la combinazione di Carfilzomib e Desametasone.

Di seguito sono riportate le caratteristiche delle diverse tipologie di trattamento.

Teclistamab è un anticorpo bispecifico con la proprietà di avvicinare i linfociti T, cellule molto efficaci del sistema immunitario, alle cellule ammalate. Quando il linfocita T si trova vicino alla cellula tumorale, si attiva ed uccide la cellula bersaglio. L’attività di uccisione delle cellule tumorali è estremamente elevata e, di conseguenza, l’efficacia terapeutica è in grado di controllare forme di malattia molto gravi. L’effetto collaterale principale è legato all’attivazione eccessiva del sistema immunitario, ed è  rappresentato dalla possibile insorgenza dei sintomi di una sindrome che viene chiamata “sindrome da rilascio di citochine” o CRS. I disturbi tipici della CRS consistono nell’insorgenza di febbre, che può essere anche molto alta, abbassamento della pressione arteriosa, tanto da dovere ricorrere all’infusione di liquidi per via endovenosa, e riduzione dell’ossigeno nel sangue, per cui si rende necessario un supporto con occhialini o mascherina. La severità di questi sintomi è variabile, sebbene, grazie alle terapie oggi disponibili, nella gran parte dei casi sia possibile gestirli in reparto. Nei rari casi più gravi è invece opportuno un trasferimento in terapia intensiva. La CRS compare dopo circa 5-7 giorni dalle prime infusioni di Teclistamab e, generalmente, si risolve in una settimana. Un altro disturbo che può verificarsi in una piccola quota di pazienti è chiamato ICANS e consiste nella comparsa di disturbi neurologici di severità variabile, che vanno da un modesto stato di confusione alla comparsa di crisi epilettiche o coma. Anche in questo caso, grazie ai trattamenti disponibili, è possibile contenere la sintomatologia a forme generalmente leggere o moderate. L’ICANS può comparire dopo alcune settimane dalle prime infusioni di Teclistamab e le sue manifestazioni possono richiedere diversi giorni per risolversi completamente. In generale, tutti questi disturbi sono completamente reversibili e non lasciano esiti. Altri disturbi che si possono verificare in seguito all’infusione di Teclistamab sono una riduzione dei valori dei globuli bianchi, delle piastrine e dell’emoglobina, che può perdurare alcuni mesi, e, più in generale, un abbassamento difese immunitarie di durata prolungata. La somministrazione di Teclistamab avviene settimanalmente ed è previsto che le prime 3 somministrazioni si svolgano in regime di ricovero, mentre tutte le successive vengono effettuate in Day Hospital.

Alla restante metà dei partecipanti allo studio viene proposta una terapia che, a scelta dell’ematologo curante, può essere rappresentata dalla combinazione di  Bortezomib con Pomalidomide e Desametasone. Questa terapia prevede nei primi mesi un accesso due volte alla settimana in ospedale per la somministrazione sottocutanea di Bortezomib in day hospital, mentre Pomalidomide e Desametasone vengono assunti per bocca a casa. Gli effetti collaterali attesi sono principalmente costituiti dalla possibile comparsa di neuropatia periferica, che consiste in una fastidiosa sensazione di formicolio ai piedi, che può aumentare di intensità fino a manifestarsi come dolore. Inoltre, può essere presente un aumento del rischio di infezioni.

Il secondo tipo dio terapia che può essere scelto dall’Ematologo è la combinazione di Carfilzomib e Desametasone. Carfilzomib viene somministrato per via endovenosa una volta alla settimana per 3 settimane al mese. I principali disturbi legati al trattamento con Carfilzomib consistono in un aumento del rischio di sviluppare o di peggiorare un quadro di ipertensione arteriosa ed in rari casi sono stati riportati episodi di malfunzionamento del cuore. Il trattamento prevede due accessi in ospedale ogni settimana per 3 settimane al mese.

FARMACI UTILIZZATI

Carfilzomib, Bortezomib (velcade), Teclistamab anticorpo bispecifico, Desametasone