Studio che raffronta Talquetamab più Pomalidomide, Talquetamab più Teclistamab, e Elotuzumab, Pomalidomide, e Desametasone o Pomalidomide, Bortezomib, e Desametasone in Participanti affetti da Mieloma Ricaduto che hanno ricevuto un anticorpo Anti-CD38 e Lenalidomide (MonumenTAL-6)
CODICE STUDIO
NCT06208150
TIPOLOGIA
Ricaduti
NOME SPONSOR
Janssen Reasearch&Development, LLc
DESCRIZIONE
Questo studio è rivolto a pazienti affetti da Mieloma Multiplo ricaduto, che siano stati trattati in precedenza con un anticorpo anti-CD38, come Daratumumab o Isatuximab, e Lenalidomide. Lo studio prevede il confronto tra 3 diversi schemi di terapia, il che significa che, in modo casuale, i partecipanti vengono assegnati ad uno dei seguenti programmi di trattamento.
La prima tipologia di terapia consiste nella combinazione di Talquetamab con Pomalidomide. Talquetamab è un anticorpo bispecifico, che ha la proprietà di avvicinare i linfociti T, cellule molto efficaci del sistema immunitario, alle cellule ammalate. Quando il linfocita T si trova vicino alla cellula tumorale, si attiva ed uccide la cellula bersaglio. Talquetamab viene somministrato in combinazione con Pomalidomide, che è un potente farmaco anti-Mieloma, che si assume per bocca. L’attività di uccisione delle cellule tumorali è estremamente elevata e, di conseguenza, l’efficacia terapeutica è in grado di controllare forme di malattia molto gravi. L’effetto collaterale principale è legato all’attivazione eccessiva del sistema immunitario, ed è rappresentato dalla possibile insorgenza dei sintomi di una sindrome che viene chiamata “sindrome da rilascio di citochine” o CRS. I disturbi tipici della CRS consistono nell’insorgenza di febbre, che può essere anche molto alta, abbassamento della pressione arteriosa, tanto da dovere ricorrere all’infusione di liquidi per via endovenosa, e riduzione dell’ossigeno nel sangue, per cui si rende necessario un supporto con occhialini o mascherina. La severità di questi sintomi è variabile, sebbene, grazie alle terapie oggi disponibili, nella gran parte dei casi sia possibile gestirli in reparto. Nei rari casi più gravi è invece opportuno un trasferimento in terapia intensiva. La CRS compare dopo circa 5-7 giorni dalle prime infusioni di Talquetamab e, generalmente, si risolve in una settimana. Un altro disturbo che può verificarsi in una piccola quota di pazienti è chiamato ICANS e consiste nella comparsa di disturbi neurologici di severità variabile, che vanno da un modesto stato di confusione alla comparsa di crisi epilettiche o coma. Anche in questo caso, grazie ai trattamenti disponibili, è possibile contenere la sintomatologia a forme generalmente leggere o moderate. L’ICANS può comparire dopo alcune settimane dalle prime infusioni di Talquetamab e le sue manifestazioni possono richiedere diversi giorni per risolversi completamente. In generale, tutti questi disturbi sono completamente reversibili e non lasciano esiti. Altri disturbi che si possono verificare in seguito all’infusione di Talquetamab sono una riduzione dei valori dei globuli bianchi, delle piastrine e dell’emoglobina, che può perdurare alcuni mesi, e, più in generale, un abbassamento delle difese immunitarie di durata prolungata. Le somministrazioni iniziali di Talquetamab hano luogo in ambiente protetto, mentre le successive vengono effettuate in day hospital. Altri effetti collaterali di Talquetamab sono delle alterazioni della cute, che compaiono nei primi mesi di terapia e che tendono a risolversi con la prosecuzione del trattamento.
La seconda possibilità terapeutica consiste nella combinazione di due anticorpi bispecifici: Teclistamab e Talquetamab. Anche per questo trattamento valgono le considerazioni riguardo alla tossicità riportate in precedenza, cui si associano, in modo particolare le infezioni.
La terza opzione consiste nella combinazione di Elutuzumab, Pomalidomide e Desametasone. Elotuzumab è un anticorpo monoclonale, molto ben tollerato, che richiede un accesso in ospedale per la sua somministrazione per via endovenosa una volta alla settimana per i primi 2 mesi, quindi una volta al mese. Gli altri farmaci (Pomalidomide e Desametasone) vengono assunti per bocca. Il trattamento è molto ben tollerato e come effetto collaterale principale può dare un aumento del rischio di infezioni.
L’ultima opzione terapeutica è la combinazione di Bortezomib con Pomalidomide e Desametasone. Questa terapia prevede nei primi mesi un accesso due volte alla settimana in ospedale per la somministrazione sottocutanea di Bortezomib in day hospital, mentre Pomalidomide e Desametasone vengono assunti per bocca a casa. Gli effetti collaterali attesi sono principalmente costituiti dalla possibile comparsa di neuropatia periferica, che consiste in una fastidiosa sensazione di formicolio ai piedi, che può aumentare di intensità fino a manifestarsi come dolore. Inoltre, può essere presente un aumento del rischio di infezioni.
FARMACI UTILIZZATI